1. |
Tuareg
03:08
|
|||
Intro:
C'è una città che sorge
dove un deserto si oppone
un tuareg che si muove
tra le vesti della notte
Strofa 1:
Non serve un cambio
di scena serve un cambio
di muta
quando la luna è ovunque
e porta
una scena muta
Il silenzio è pellet
per i fuochi della paura
è dura e brucia la pelle
quando la luna
ci toglie armatura
tu donna hai
più forza in fondo
perchè una leva
solleva il mondo
ma una levatrice
ci solleva al mondo
Io So levarmi
da questo posto
ma non so sollevarmi
tu amante sollevami
come il sole
nel sol levante
Prima che il giorno
diventi morto
e il cielo
diventi sporco
il tramonto
diventi rosso
Del sangue di una notte
che sta partorendo
figli senza forze
dimenticare è
una lavatrice a volte
lava da tutte
le macchie rosse
lava le
nostre anime
dal male
dal sale
delle lacrime
Ma
è la luna
che non leva non lava
è lava che scotta
scava la tomba
quando il sole
tramonta
Ritornello:
Viene la notte
(av)viene
Come la morte
(av)viene
Viene viene la notte
sembra sembra la morte
Viene la notte
(av)viene
Come la morte
Viene
Viene viene la notte
sembra sembra la morte
Quando la luna
ci toglie armatura
e rende nuda l'anima pura
al freddo della paura
Quando la luna
ci toglie armatura
e rende nuda l'anima pura
al freddo della paura
Ponte:
C'è una città che sorge
dove un deserto si oppone
Un tuareg che si muove
tra le vesti della notte
Ha negli occhi l'oscuro
di chi si specchia
nell'abisso più muto
Di chi ha rubato
il mantello al buio
Strofa 2:
La luna scotta
più del sole nel dakar
basterebbe un
bicchiere d'acqua
o volare via da qua
Percorrendo i miei occhi
come fossero un hangar
per fuggire dalla gravità
che stanca e ci arranca
ma Tu donna gravida
nutri il tuo essere
come io adesso
sto nutrendo
dentro tutto
il mio malessere
rendo infinito il giorno
quando nascondo il mio sonno
nelle borse dei miei occhi
che non dormono
ma coprono
laddove tu sei scoperta
e non c'è coperta
entra perchè tengo
l'aorta aperta
una porta aperta
Un salto nel buio
Sarto del buio
un cuciverba
che copre la pelle
con parole esatte
di speranze
come caselle
di un cruciverba
e raccontare
sarà come ricamare
quando inventerò trame
per vestirti
e non farti tremare
una preghiera di sangue
che aspetta l'alba dell'amen
Ritornello:
Viene la notte
(av)viene
Come la morte
(av)viene
Viene viene la notte
sembra sembra la morte
Viene la notte
(av)viene
Come la morte
Viene
Viene viene la notte
sembra sembra la morte
Quando la luna
ci toglie armatura
e rende nuda l'anima pura
al freddo della paura
Quando la luna
ci toglie armatura
e rende nuda l'anima pura
al freddo della paura
C'è una città che sorge
dove un deserto si oppone
Un tuareg che si muove
tra le vesti della notte
Ha negli occhi l'oscuro
di chi si specchia
nell'abisso più muto
Di chi ha rubato
il mantello al buio
|
||||
2. |
Ballata delle Gru
03:30
|
|||
Strofa 1 :
Lassù una gru mangiata
dal cielo prova a chiamare
Quaggiù le gru che mangiano
il cielo e non sanno volare
Ognuna è in un mare
che non scende e non sale
Ma mare che suona
fare e disfare
Che si resta a guardare
Cavalcando lontano le mandrie d'occhi
dissetando le bocche dei telescopi
coi focolari distanti dove satelliti
termiti ai termini dell'universo
non colgono termine per un senso
In quel buio fienile gli occhi
accecati e non paghi
dagli aghi di luce
occhi acuti imbevuti
d'un algebra
buca i seni della via lattea
che ci riduce
sotto il tetto d'un cielo
che d'infinito scroscia
ubriaca di metri d'angoscia
ed una festa di stelle
ci appare ora coriandoli
di tristezza
dove un nulla ci culla
e ci accarezza
in un porto sospeso
tra terra e cielo
promettendoci una partenza
Ritornello :
Quaggiù Non c'è
mare che scende
mare che sale
Le grù mangiano il cielo
e non sanno volare
Non c'è mare
da navigare
mare d'amare
né mare che sale
mare c'ammala
mare chè male
Tra le luci e le ombre
non c'è mare né onde
il mare non s'ode
chi chiama chiama
chi non risponde
Non c'è mare
da navigare
mare d'amare
né mare che sale
mare c'ammala
mare chè male
Strofa 2:
Ogni passante
balla i passi del fumo
stretti nel suo camino
E nel suo cammino
ha il passo pesante
degli uccelli in piazza
che gridano libertà
Tra gli edifici chiusi
sotto legge violenta
di gravità
La donna che cammina
sulla strada ,l'attraversa
Non guarda chi chiama
dalle finestre
s'accende e imperversa
un ubriaco che parla
alla donna come parla
alla stella
ognuna è lontana
ognuna basta a se stessa
Come il vento
che fugge tra i vicoli
che sbatte e risbatte
che cerca di gonfiare
le tende delle finestre
si veste come un Eolo labile
a navigare un mare di pietra
che appare più invalicabile
E queste case accatastate
Chiamano l'insieme
e ottengono un furto
Come ogni uomo
gettato sul corpo
nudo sono raggi
sull'ombra
che affondano sul buio
con un urto
in cerca del gorgo muto
Ritornello :
Quaggiù Non c'è
mare che scende
mare che sale
Le grù mangiano il cielo
e non sanno volare
Non c'è mare
da navigare
mare d'amare
né mare che sale
mare c'ammala
mare chè male
Tra le luci e le ombre
non c'è mare né onde
il mare non s'ode
chi chiama chiama
chi non risponde
Non c'è mare
da navigare
mare d'amare
né mare che sale
mare c'ammala
mare chè male
|
||||
3. |
Argo
02:44
|
|||
Strofa 1:
Questo giorno
va via
rieccheggia
nella sua culla
una lucciola
che serpeggia
tra gli anfratti del nulla
E Via
L'hanno portata via
O non c'è mai stata
C'è chi con l'assenza
ha ereditato più di una casa
Tu porti dentro lamento
per un testamento
di chi ha lasciato
negli occhi tuoi
l'intera città sterminata
E da quassù
milioni di case
invase da ogni colore
rendono la città un pavone
Ogni lampione
è una piuma con un occhio
puntato chissà dove
Ed ogni voce
s'alza come il canto
di una bestia insonne
Il Vento canta
la stessa canzone
Lo stesso timore
La bocca è un timone
cerca dimora e conforto
nella gola
di un testimone
addormentati ci trasciniamo
in branchi a forza
ad ascoltare
i propri passi e quelli
dei giorni trascorsi
come cavalli davanti
la propria carrozza
La strada pullula di persone
che passano
come l'amore
passano
cercando un fuoco
Una fuga
dall'abbandono
passano come ogni uomo
Stretto tra
branchi di gente
ogni passante
mena di passi
la strada amena
di vita è
un mendicante
che cerca d'addormentarsi
sotto un cielo silente
Il cielo non splende
Anche il cielo s'arrende
Ritornello :
Il mondo si veste di nero
si veste di oro
un giorno torna di nuovo
ancora cerco e non trovo
Tutto che tace ma io
nel mio sogno errabondo
soffro di tutto il mondo
vasto che non è mio
Strofa 2:
Ridicolo
poco
profondo
Appare
il grande
oceano del mondo
Stanco dell'occhio
marcio della terra
La luna
che non sa nulla
dell'ombra che si raduna
sotto la sua faccia più cupa
E mi gettasti
come un seme al cielo
Disegnandoti grammi
di fotogrammi
per i tuoi occhi stanchi
in un panorama che appare grande
dove lei non appare
appare un parto di monti
che in te non prende parte
Cento occhi
cento protesi
d'occhi protesi
a mò di uccelli Qata
Sulle pozze d'acqua
nei merigi più rigidi
occhi frigidi che non l'hanno
ancora trovata
Sotto un cielo che pesa
Dove non s'ode
voce di madre
voce che calma
Le stesse voci
come su un mangianastri
ed il rumore del cielo
che cade
sotto questo peso delle stelle
e dell'eternità
attraverso gli astri
Il cielo è muto
e la mia bara
fabbricata in cielo
ruggisce di ruggine
per ogni occhio
che non indugia
più luce
e che non munge più
Suona nell'aria
l'aria che suona
la caduta
e la veduta
d'una grandezza solitaria
che mi trascina giù
Ritornello :
Il mondo si veste di nero
si veste di oro
un giorno torna di nuovo
ancora cerco e non trovo
Tutto che tace ma io
nel mio sogno errabondo
soffro di tutto il mondo
vasto che non è mio
|
||||
4. |
||||
Strofa 1:
Che ognuno segua l'amore
a suo modo finchè
ne è sprovvisto
in questo punto remoto
del buio immenso
sotto punti fissi
dell'universo
Tra case e chiese
e crocifissi
seguendo l'amore di cristo
o tra case chiuse
e luci soffuse
mischiando
nell'amplesso
sangue misto
puoi sbadigliare al cielo
o ululare alla luna
c'è chi anela alla stella
per volerla su un'anulare
chi cerca il monopolio
delle metafore sulla luna
calante che chiama
per ricordare il volto
dell'amante come in
tempi lontani
in versi
di poeti persiani
E barattando
sensi con versi
ancora la brama
E C'è chi ha abbandonato
versi
per spiegare l'amore
tra resti del tempo
in modelli
di dei perversi
sui libri di testo
di Darwin e Lamarck
ma chi deluso
tra nuovi astri
ha sognato
nuovi drammi
in posti lontani
sui marmi dell'HydePark
In un cielo
che ogni cosa allontana
come un rifiuto
sta seduto gettato
canuto
chinato verso il margine
del giorno
come una
quiete crisalide
in attesa
ancora
vergina di passi
sotto questa rete
di luci appesa
a guardare le luci
lontane degli astri
Cercando
d'ascoltare
palpiti
d'ansia
battiti
in un nuovo
cuore che pulsa
Oltre le luci
eternamente
stanche e affaticate
affaticate
di una pulsar
Ritornello:
Aumentano strade
Il cielo
s'espande
al passo dell'ora
Ogni cosa
prende spazio
e rimane più sola
Nient'altro che l'aria
dalle finestre
un cielo c'investe
intorno una
grandezza solitaria
Strofa 2:
Nient'altro che l'aria
tra bocche che hanno fame di spazi
ma tutto ci allontana
E reclamiamo distanze
affamati di strade
Bocche di locuste su campi di grando
e le bussole leccano il vuoto
invano
Cercando direzione
tra voli di palombari
e tuffi di mille palombe
Piume che fluttuano
tra lumi di case e fiumi
di cielo
Che si ritirano adagio
tendendo i nostri arti
come archi tesi
che nel nulla
il nulla tengono nel loro abbraccio
Il giorno guardiamo chinare
ombre nere come china
d'uomini chinati che costruiscono
strade che ci allontanano
e poi ci uniscono
lingue d'un istmo
Separati da treni solitari
che battono il ferro sotto la pioggia
voci striscianti tra fili pendenti
nell'aria
d'ogni telefono vicino la bocca
intorno milioni di case
e ritrovarsi in una
a contenere l'ellisse d'un grido
che sbraita in un orgasmo
nella notte scura
per opporsi agli archi percorsi
dal cielo e la luna
ma ad accordare i nostri cuori
a queste ore che pendono
a gocce da un pendolo
abbracciati lontani in un angolo
ad insultare gli spazi infiniti
che si rincorrono
spersi in posti diversi
dell'universo
dello scenario lugubre
in questa marcia funebre
Ritornello:
Aumentano strade
Il cielo
s'espande
al passo dell'ora
Ogni cosa
prende spazio
e rimane più sola
Nient'altro che l'aria
dalle finestre
un cielo c'investe
intorno una
grandezza solitaria
|
Addivvi Ceccano, Italy
Addivvi, nome d'arte di Alessandro Del Vescovo. Produttore e Rapper opera nel campo dell'hip hop/elettronica dal 2011. Il 16 Dicembre 2014 pubblica l'ep autoprodotto "L'amore ai tempi di Frank Drake" , prodotto insieme aWalter Corneli. Dalla cover dell'ep in poi instaurerà un rapporto di collaborazione con il grafico/architetto Gianluca Protani che curerà i successivi artwork. ... more
Streaming and Download help
If you like Addivvi, you may also like:
Bandcamp Daily your guide to the world of Bandcamp