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L'amore ai tempi di Frank Drake

by Addivvi

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1.
Tuareg 03:08
Intro: C'è una città che sorge dove un deserto si oppone un tuareg che si muove tra le vesti della notte Strofa 1: Non serve un cambio di scena serve un cambio di muta quando la luna è ovunque e porta una scena muta Il silenzio è pellet per i fuochi della paura è dura e brucia la pelle quando la luna ci toglie armatura tu donna hai più forza in fondo perchè una leva solleva il mondo ma una levatrice ci solleva al mondo Io So levarmi da questo posto ma non so sollevarmi tu amante sollevami come il sole nel sol levante Prima che il giorno diventi morto e il cielo diventi sporco il tramonto diventi rosso Del sangue di una notte che sta partorendo figli senza forze dimenticare è una lavatrice a volte lava da tutte le macchie rosse lava le nostre anime dal male dal sale delle lacrime Ma è la luna che non leva non lava è lava che scotta scava la tomba quando il sole tramonta Ritornello: Viene la notte (av)viene Come la morte (av)viene Viene viene la notte sembra sembra la morte Viene la notte (av)viene Come la morte Viene Viene viene la notte sembra sembra la morte Quando la luna ci toglie armatura e rende nuda l'anima pura al freddo della paura Quando la luna ci toglie armatura e rende nuda l'anima pura al freddo della paura Ponte: C'è una città che sorge dove un deserto si oppone Un tuareg che si muove tra le vesti della notte Ha negli occhi l'oscuro di chi si specchia nell'abisso più muto Di chi ha rubato il mantello al buio Strofa 2: La luna scotta più del sole nel dakar basterebbe un bicchiere d'acqua o volare via da qua Percorrendo i miei occhi come fossero un hangar per fuggire dalla gravità che stanca e ci arranca ma Tu donna gravida nutri il tuo essere come io adesso sto nutrendo dentro tutto il mio malessere rendo infinito il giorno quando nascondo il mio sonno nelle borse dei miei occhi che non dormono ma coprono laddove tu sei scoperta e non c'è coperta entra perchè tengo l'aorta aperta una porta aperta Un salto nel buio Sarto del buio un cuciverba che copre la pelle con parole esatte di speranze come caselle di un cruciverba e raccontare sarà come ricamare quando inventerò trame per vestirti e non farti tremare una preghiera di sangue che aspetta l'alba dell'amen Ritornello: Viene la notte (av)viene Come la morte (av)viene Viene viene la notte sembra sembra la morte Viene la notte (av)viene Come la morte Viene Viene viene la notte sembra sembra la morte Quando la luna ci toglie armatura e rende nuda l'anima pura al freddo della paura Quando la luna ci toglie armatura e rende nuda l'anima pura al freddo della paura C'è una città che sorge dove un deserto si oppone Un tuareg che si muove tra le vesti della notte Ha negli occhi l'oscuro di chi si specchia nell'abisso più muto Di chi ha rubato il mantello al buio
2.
Strofa 1 : Lassù una gru mangiata dal cielo prova a chiamare Quaggiù le gru che mangiano il cielo e non sanno volare Ognuna è in un mare che non scende e non sale Ma mare che suona fare e disfare Che si resta a guardare Cavalcando lontano le mandrie d'occhi dissetando le bocche dei telescopi coi focolari distanti dove satelliti termiti ai termini dell'universo non colgono termine per un senso In quel buio fienile gli occhi accecati e non paghi dagli aghi di luce occhi acuti imbevuti d'un algebra buca i seni della via lattea che ci riduce sotto il tetto d'un cielo che d'infinito scroscia ubriaca di metri d'angoscia ed una festa di stelle ci appare ora coriandoli di tristezza dove un nulla ci culla e ci accarezza in un porto sospeso tra terra e cielo promettendoci una partenza Ritornello : Quaggiù Non c'è mare che scende mare che sale Le grù mangiano il cielo e non sanno volare Non c'è mare da navigare mare d'amare né mare che sale mare c'ammala mare chè male Tra le luci e le ombre non c'è mare né onde il mare non s'ode chi chiama chiama chi non risponde Non c'è mare da navigare mare d'amare né mare che sale mare c'ammala mare chè male Strofa 2: Ogni passante balla i passi del fumo stretti nel suo camino E nel suo cammino ha il passo pesante degli uccelli in piazza che gridano libertà Tra gli edifici chiusi sotto legge violenta di gravità La donna che cammina sulla strada ,l'attraversa Non guarda chi chiama dalle finestre s'accende e imperversa un ubriaco che parla alla donna come parla alla stella ognuna è lontana ognuna basta a se stessa Come il vento che fugge tra i vicoli che sbatte e risbatte che cerca di gonfiare le tende delle finestre si veste come un Eolo labile a navigare un mare di pietra che appare più invalicabile E queste case accatastate Chiamano l'insieme e ottengono un furto Come ogni uomo gettato sul corpo nudo sono raggi sull'ombra che affondano sul buio con un urto in cerca del gorgo muto Ritornello : Quaggiù Non c'è mare che scende mare che sale Le grù mangiano il cielo e non sanno volare Non c'è mare da navigare mare d'amare né mare che sale mare c'ammala mare chè male Tra le luci e le ombre non c'è mare né onde il mare non s'ode chi chiama chiama chi non risponde Non c'è mare da navigare mare d'amare né mare che sale mare c'ammala mare chè male
3.
Argo 02:44
Strofa 1: Questo giorno va via rieccheggia nella sua culla una lucciola che serpeggia tra gli anfratti del nulla E Via L'hanno portata via O non c'è mai stata C'è chi con l'assenza ha ereditato più di una casa Tu porti dentro lamento per un testamento di chi ha lasciato negli occhi tuoi l'intera città sterminata E da quassù milioni di case invase da ogni colore rendono la città un pavone Ogni lampione è una piuma con un occhio puntato chissà dove Ed ogni voce s'alza come il canto di una bestia insonne Il Vento canta la stessa canzone Lo stesso timore La bocca è un timone cerca dimora e conforto nella gola di un testimone addormentati ci trasciniamo in branchi a forza ad ascoltare i propri passi e quelli dei giorni trascorsi come cavalli davanti la propria carrozza La strada pullula di persone che passano come l'amore passano cercando un fuoco Una fuga dall'abbandono passano come ogni uomo Stretto tra branchi di gente ogni passante mena di passi la strada amena di vita è un mendicante che cerca d'addormentarsi sotto un cielo silente Il cielo non splende Anche il cielo s'arrende Ritornello : Il mondo si veste di nero si veste di oro un giorno torna di nuovo ancora cerco e non trovo Tutto che tace ma io nel mio sogno errabondo soffro di tutto il mondo vasto che non è mio Strofa 2: Ridicolo poco profondo Appare il grande oceano del mondo Stanco dell'occhio marcio della terra La luna che non sa nulla dell'ombra che si raduna sotto la sua faccia più cupa E mi gettasti come un seme al cielo Disegnandoti grammi di fotogrammi per i tuoi occhi stanchi in un panorama che appare grande dove lei non appare appare un parto di monti che in te non prende parte Cento occhi cento protesi d'occhi protesi a mò di uccelli Qata Sulle pozze d'acqua nei merigi più rigidi occhi frigidi che non l'hanno ancora trovata Sotto un cielo che pesa Dove non s'ode voce di madre voce che calma Le stesse voci come su un mangianastri ed il rumore del cielo che cade sotto questo peso delle stelle e dell'eternità attraverso gli astri Il cielo è muto e la mia bara fabbricata in cielo ruggisce di ruggine per ogni occhio che non indugia più luce e che non munge più Suona nell'aria l'aria che suona la caduta e la veduta d'una grandezza solitaria che mi trascina giù Ritornello : Il mondo si veste di nero si veste di oro un giorno torna di nuovo ancora cerco e non trovo Tutto che tace ma io nel mio sogno errabondo soffro di tutto il mondo vasto che non è mio
4.
Strofa 1: Che ognuno segua l'amore a suo modo finchè ne è sprovvisto in questo punto remoto del buio immenso sotto punti fissi dell'universo Tra case e chiese e crocifissi seguendo l'amore di cristo o tra case chiuse e luci soffuse mischiando nell'amplesso sangue misto puoi sbadigliare al cielo o ululare alla luna c'è chi anela alla stella per volerla su un'anulare chi cerca il monopolio delle metafore sulla luna calante che chiama per ricordare il volto dell'amante come in tempi lontani in versi di poeti persiani E barattando sensi con versi ancora la brama E C'è chi ha abbandonato versi per spiegare l'amore tra resti del tempo in modelli di dei perversi sui libri di testo di Darwin e Lamarck ma chi deluso tra nuovi astri ha sognato nuovi drammi in posti lontani sui marmi dell'HydePark In un cielo che ogni cosa allontana come un rifiuto sta seduto gettato canuto chinato verso il margine del giorno come una quiete crisalide in attesa ancora vergina di passi sotto questa rete di luci appesa a guardare le luci lontane degli astri Cercando d'ascoltare palpiti d'ansia battiti in un nuovo cuore che pulsa Oltre le luci eternamente stanche e affaticate affaticate di una pulsar Ritornello: Aumentano strade Il cielo s'espande al passo dell'ora Ogni cosa prende spazio e rimane più sola Nient'altro che l'aria dalle finestre un cielo c'investe intorno una grandezza solitaria Strofa 2: Nient'altro che l'aria tra bocche che hanno fame di spazi ma tutto ci allontana E reclamiamo distanze affamati di strade Bocche di locuste su campi di grando e le bussole leccano il vuoto invano Cercando direzione tra voli di palombari e tuffi di mille palombe Piume che fluttuano tra lumi di case e fiumi di cielo Che si ritirano adagio tendendo i nostri arti come archi tesi che nel nulla il nulla tengono nel loro abbraccio Il giorno guardiamo chinare ombre nere come china d'uomini chinati che costruiscono strade che ci allontanano e poi ci uniscono lingue d'un istmo Separati da treni solitari che battono il ferro sotto la pioggia voci striscianti tra fili pendenti nell'aria d'ogni telefono vicino la bocca intorno milioni di case e ritrovarsi in una a contenere l'ellisse d'un grido che sbraita in un orgasmo nella notte scura per opporsi agli archi percorsi dal cielo e la luna ma ad accordare i nostri cuori a queste ore che pendono a gocce da un pendolo abbracciati lontani in un angolo ad insultare gli spazi infiniti che si rincorrono spersi in posti diversi dell'universo dello scenario lugubre in questa marcia funebre Ritornello: Aumentano strade Il cielo s'espande al passo dell'ora Ogni cosa prende spazio e rimane più sola Nient'altro che l'aria dalle finestre un cielo c'investe intorno una grandezza solitaria

credits

released December 16, 2014

Scritto da Addivvi
Prodotto da Addivvi & J.Garlasky
Mix/Master:David Medley
Artwork e grafiche di Gianluca Protani e Paolo Praticò

license

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about

Addivvi Ceccano, Italy

Addivvi, nome d'arte di Alessandro Del Vescovo. Produttore e Rapper opera nel campo dell'hip hop/elettronica dal 2011. Il 16 Dicembre 2014 pubblica l'ep autoprodotto "L'amore ai tempi di Frank Drake" , prodotto insieme aWalter Corneli. Dalla cover dell'ep in poi instaurerà un rapporto di collaborazione con il grafico/architetto Gianluca Protani che curerà i successivi artwork. ... more

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